venerdì 24 dicembre 2010

Buon Natale con gli amici di Polly


Natale è alle porte e la IDW ci offre il volumone che potrebbe essere l’ideale strenna: POLLY AND HER PALS 1913-1927

Si tratta di un enorme cartonato con copertina plastificata, di 176 pagine ben stampate a colori su spessa carta opaca, in formato 30x40 per 75 dollari.

Con un’introduzione di Paul Craig Russell e una dotta (e magnificamente illustrata) prefazione di Jeet Heer su Cliff Sterrett, il libro presenta (a colori e in grande formato) la prima domenicale (28 dicembre 1913) e due pagine scelte per ogni anno dal 1914 al 1923, seguite da una sequenza cronologica integrale, che va dal 30 novembre 1924 al 12 aprile 1925, quando Sterrett si prese un anno sabbatico.
Dopo aver offerto una selezione di 6 tavole realizzate in questo periodo da ghost artists, che si distinguono subito perché stampate su fogli colorati (solo la cornice, ché le tavole sono bianche e perfettamente restaurate), si riparte con quelle di Sterrett, dal 22 novembre 1925 al 25 dicembre 1927.
La copertina del volume è di Lorraine Turner e le tavole presentate sono complete delle rispettive strisce di complemento.

Un secondo volume conterrà le tavole dal 1928 al 1930 (ed è in preparazione anche un volume di strisce giornaliere).


mercoledì 22 dicembre 2010

A volte ritornano



E per fortuna che ritornano!

Mi riferisco al saggio sul grande Benito Jacovitti (“Jacovitti – sessant’anni di Surrealismo a fumetti”), edito da Nicola Pesce Editore.

Questo è, in effetti, una riedizione del saggio (opera degli stessi autori) pubblicato, nell’ormai remoto 1992, dalla Granata Press (“Jacovitti – il cartoonist e il mito in cinquant’anni di Fumetto italiano”).
Tuttavia tra quello e questo, c’è la stessa differenza che si può trovare tra il “Fermo e Lucia” e “I promessi sposi”.
Non perchè gli autori siano andati a sciacquare i panni in Arno (che, essendo tutti toscani, era cosa superflua), ma in quanto ci si trova di fronte ad un lavoro riscritto, aggiornato e ampliato.

Il volume è un cartonato con copertina plastificata (formato cm 20x27), di 352 pagine, ben stampate in bianco e nero (ma abbiamo anche un policromo sedicesimo come inserto) e riccamente illustrate (con l’eccellente grafica di Sebastiano Barcaroli).

Il tomo si apre con una prefazione di Gianni Brunoro e prosegue con un saggio storico-critico, scorrevole e profondo, del rodatissimo trio Luca Boschi-Leonardo Gori-Andrea Sani, che, in sei capitoli, ripercorre la vita e l’opera del maestro termolese dagli esordi agli ultimi lavori. I tre saggisti aggiungono, poi, un capitolo con l’analisi dei rapporti tra Jac e la società in cui visse e due con l’acuta disamina del suo linguaggio grafico e verbale.
Tutto ciò è seguito da una lunga intervista al cartoonist e si chiude con tre appendici bibliografiche (curate da Franco Bellacci), che raccolgono tutte le sue opere (a fumetti o meno).

Un libro imprescindibile su uno dei Grandi del Fumetto mondiale, da comprare, leggere e godere.

domenica 12 dicembre 2010

Dissertazione logorroica a briglia sciolta sulla crisi del Fumetto per quotidiani


Tempi duri per le rosse!
Dopo la chiusura di LITTLE ORPHAN ANNIE, anche per BRENDA STARR REPORTER è stata annunciata la conclusione (avverrà il 2 gennaio 2011).
Le due autrici (Mary Schmich e June Brigman) avevano espresso l’intenzione di abbandonare la serie e l’agenzia TMS ha, conseguentemente, stabilito che era inutile cercare nuovi artisti e proseguire le avventure della giornalista, ormai presente solo su 3 dozzine di quotidiani.
La Schmich ha asserito: “non credo che il personaggio sia morto. Ma è la striscia a fumetti in questa forma che lo è...”.
Qualcuno, potrà trovare catastrofista questa dichiarazione, ma io penso che sia semplicemente la realtà dei fatti.

Non sono solo Annie e Brenda ad essere dei dinosauri in estinzione: è il giornale quotidiano stesso.

Tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento, il giornale quotidiano era il principale mezzo di comunicazione di massa della società americana.
Nei grandi centri urbani, si publicavano diversi quotidiani di gruppi editoriali concorrenti (pensiamo a New York, dove c’erano il World di Pulitzer contro il Journal di Hearst contro l’Herald Tribune di Gordon Bennett Jr. contro il News di Patterson, etc.).
Era stata questa situazione di concorrenza a “creare” l’industria del Fumetto, linguaggio nato come evoluzione della vignetta umoristica (da cui il nome di “Comics”, ovvero di “Comiche”) per attirare acquirenti.
E dopo aver acquisito lettori, il giornale aveva lanciato la striscia a puntate, perché il meccanismo del “continua...” fidelizzava questi lettori, spingendoli a comprare ogni giorno il quotidiano per seguire una vicenda infinita.
E il linguaggio Fumetto si era evoluto ulteriormente, passando dalla breve battuta umoristica a complesse vicende avventurose (anche se non si scrollò di dosso il nome di “Comics”).

Nel corso dei primi decenni del Novecento, il quotidiano aveva resistito con grinta all’ascesa di Radio e Cinematografo, e aveva retto sufficientemente anche alla crisi economica della Grande Depressione, ma la vera grande crisi iniziò nei ’40: la penuria di carta (materiale d’interesse bellico, durante la Seconda Guerra Mondiale) aveva mostrato ai direttori di giornale che il formato delle strisce poteva essere ridotto senza incorrere nelle ire dei lettori (tristissima scoperta di cui si approfitterà smodatamente).

Il colpo di grazia arrivò nei ’50, con l’esplosione della Televisione, che conquistò subito il primato tra i mezzi di comunicazione di massa.

Incompresibilmente, i fumetti sindacati, per contrastare lo stapotere della TV, scelsero una graduale riduzione di formato (per mettere più strisce nello stesso spazio) e l’abbandono della “continuity” (tanto, sul piano narrativo, non si poteva battere la televisione...).
Probabilmente, era una battaglia persa in partenza, ma, secondo me, un diverso tentativo di resistenza sarebbe stato più saggio.

La riduzione dei formati mise gradualmente in crisi quei fumetti che avevano necessità di un disegno più elaborato (soprattutto le strisce avventurose).
Se, negli Anni ’30, una pagina di quotidiano era solitamente sui 40x60 cm, con strisce usualmente larghe 6 colonne (ovvero 30 cm), oggi ci ritroviamo con pagine di quotidiano che non raggiungono neppure i 30 cm di larghezza e strisce larghe solo 3 colonne (praticamente la metà di quelle dell’età aurea).
Ovviamente, in spazi così ridotti, gli autori devono utilizare un disegno assai semplificato e dialoghi molto sintetici.
Questo ha (sia pur lentamente) riportato al predominio delle strisce umoristiche.
Ma anche queste, alla fine, hanno cominciato a soffrire delle ristrettezze.
Addirittura, diverse strisce umoristiche (credo che la prima sia stata FRANK AND ERNEST, nel 1972) sono, praticamente, una singola vignetta, che, per quanto orizzontale, riporta indietro l’evoluzione del Fumetto, nato come sviluppo della vignetta e tornato ad essere vignetta.

Per meglio capirsi, ecco una pagina di quotidiano del 1936 (in giallo), a confronto con una del 1989 (in celeste):


E, per meglio inorridire, ecco due strisce (dalle suddette pagine) sovrapposte, che meglio visualizzano il dramma:


Oggi, i quotidiani non si fanno più concorrenza fra loro (spesso le città americane possiedono un unico quotidiano), ma, non solo devono ancora subire la concorrenza di tutti i suddetti mezzi di comunicazione (Radio, Cinematografo, Televisione), a questi si è aggiunto il più pericoloso di tutti: Internet.
Il più pericoloso perché in grado di fornire in tutto e per tutto il giornale quotidiano, solo su un formato non cartaceo, ma elettronico.

Ma, con Internet, sono apparse le e-comic strips.
E queste, mi hanno fortemente illuso.
Nella mia assoluta ingenuità, avevo pensato che gli autori di strisce giornaliere, liberi dalle ristrettezze di formato, avrebbero approfittato del nuovo mezzo per rilanciare le strisce a continuazione (che poi, magari, sarebbero rimbalzate sui giornali cartacei).
Invece (ahimè), quasi tutte le e-strips viste sono analoghe a quelle odierne dei quotidiani cartacei (gli autori si uniformano al modello presente e nessuno osa diversamente).

L’unico e-comics avventuroso, che mi aveva favorevolmente colpito (un lavoro professionale sia per aspetto, che per regolarità di pubblicazione) era stato JAZZ AGE CHRONICLES, apparso in Rete nel 2002. Era una sorta di tavola settimanale, che Ted Slampyak pubblicò per un paio d’anni, prima di passare a disegnare ANNIE per la TMS.
Altro non ho visto e, se qualcuno sa indicarmi simili lavori (non robetta amatoriale o pubblicata irregolarmente), sarò felice di essere smentito.

Questo mi fa amare ancora di più gli autori di Fumetto sindacato del passato, perché capisco come il loro lavoro fosse decisamente improbo.
Se penso a Milton Caniff, che scriveva e disegnava (sia pure con aiutanti) qualcosa come 36 quadretti di TERRY AND THE PIRATES ogni settimana (!!!), mi rendo conto che, oggi, non sarebbe fattibile: molto meglio, se si è bravi, lavorare sugli albi, meglio pagati e con ritmi molto più rilassati.

Perciò, facciamocene una ragione: l’età aurea del fumetto a striscia è definitivamente conclusa e si tratta solo di aspettarne l’estizione completa.
L’unica seria e ragionevole prospettiva per gli appassionati è operare per la preservazione del patrimonio del passato con le ristampe dei capolavori nei loro anni d’oro (e anche BRENDA STARR REPORTER rivivrà in raccolta nel 2011 per la Hermes Press).

giovedì 2 dicembre 2010

Il piccolo Abner

Mentre la Fantagraphics annuncia il progetto di una ristampa integrale del BARNABY di Crockett Johnson, andiamo a dare un’occhiata a una delle ultime collane dell’altra casa editrice che, nella “guerra delle ristampe”, sembra decisa a tenere un posto di prima linea, la IDW.

Un paio di giorni fa, ho preso in fumetteria il secondo volume della serie di LI’L ABNER.
Per chi si chiedesse il senso di una nuova ristampa dell’opera di Al Capp (considerando che la Fantagraphics l’aveva ristampata anni fa, come, in Italia, sia Scotto che Traini), faccio presente che l’edizione della IDW offre, per la prima volta, anche le tavole settimanali a colori, precedentemente sempre trascurate.

Il volume, un cartonato in fintapelle con sovraimpressioni in argento e sovracopertina plastificata a colori, ha 252 pagine, decentemente stampate su carta opaca pesante, presenta una prefazione del solito Bruce Canwell e o 5 strisce giornaliere (in bianco e nero) o una tavola domenicale (a colori) su ogni pagina. Il formato (verticale) è di cm 24x30 al costo di 50 dollari.

Questo secondo tomo, presenta le annate 1937 e 1938 con la seguente disposizione: prima un anno di giornaliere, poi il corrispettivo anno di domenicali (che seguono fili narrativi autonomi), quindi il secondo anno di giornaliere e, per chiudere, il secondo anno di domenicali.
Purtroppo, nei suoi ultimi libri, la IDW ha smesso di inserire l’indice analitico, che, sarebbe stato d’aiuto per trovare le apparizioni dei vari personaggi del vasto mondo creato da Al Capp (ma è sempre presente la fettuccia segnalibro).

In generale, un libro interessantissimo per poter gustare integralmente (giornaliere e domenicali) l'opera massima del genio di Al Capp.

mercoledì 24 novembre 2010

Sperando che non sia un povero cowboy solitario...

Fondamentalmente, studio il fumetto sindacato americano classico, ma, come vecchio lettore del Corrierino fine ’60 – primi ’70, sono cresciuto a pane e fumetto franco-belga e non posso che festeggiare il ritorno in Italia di LUCKY LUKE, il cowboy della BD creato da Morris nel 1946 e, da allora, protagonista di una lunga serie di avventure.
Il volume in esame (Lucky Luke contro Pinkerton) è, difatti, il 74° della collana ed il quarto ad essere disegnato dal bravo Achdé, dopo la scomparsa di Morris.

Rispetto ai tre precedenti volumi (opera dello scrittore Gerra e tutti inediti in Italia), qui il testimone è preso dal duo Pennac-Benacquista, due romanzieri molto noti in Francia (ma Pennac è famoso anche in Italia) e, certo, non novizi neppure come sceneggiatori di fumetti.

Il volume, edito praticamente in contemporanea con il mercato francofono, è opera della neonata casa editrice NonaArte di Andrea Rivi (già fondatore delle Edizioni BD) ed è un tipico cartonato alla francese di 48 pagine (cm 21x29) a colori, ben stampato su carta non lucida al prezzo di € 14,90.
Il bravo traduttore è Marco Farinelli (con lettering del Vincent Studio).

So che ho il pessimo vizio di non sottolineare mai la qualità artistica di ciò che recensisco, incaponendomi solo sugli aspetti tecnico-editoriali (date per scontato che, se ne parlo, si tratta di materiale che reputo di valore).
“Lucky Luke contro Pinkerton” è un ottimo episodio di un’ottima serie, ben disegnato, ricco di ritmo e idee.
Per sua fortuna, il cowboy che spara più veloce della sua ombra ha trovato degli ottimi continuatori (se penso che certi personaggi come ASTÉRIX o TINTIN hanno tanto patito negli ultimi albi, pur se rimasti nelle mani dei loro creatori...).

Ineccepibile da ogni punto di vista (tranne il prezzo: l’edizione francese costa solo € 9,95) questo è un volume che non solo mi sento di consigliare, ma mi permetto di sperare che non resti “solitario” come il suo protagonista (a poor lonesome cowboy).
Auspicando il miglior successo alla NonaArte e al suo ramo BD, spero si possano presto vedere tradotti anche gli altri volumi di Achdé e (perché non sognare), magari, di poter godere di una ristampa integrale di questa bellissima serie.
E gli auguri si estendono anche alla neonata collana dedicata a MICHEL VAILLANT, il pilota a fumetti di Graton, che la NonaArte sembra aver intenzione di ristampare integralmente (sono già stati presentati i primi tre albi).

martedì 16 novembre 2010

fumetto 75

#75 – ottobre 2010 – 64+8

Copertina: Dario Perrucca

La fabbrica dei mici (Luciano Tamagnini)

Gatti americani a nuvolette (Alberto Becattini) KRAZY KAT – FELIX THE CAT – THE PUSSYCAT PRINCESS – CICERO’S CAT – TOM AND JERRY HEATHCLIFF - GARFIELD

Quel simpaticone di Silvestro (Alberto Becattini) SYLVESTER THE CAT

BUGS BUNNY: tavole domenicali del 1951 (fumetto di Al Stoffell e Ralph Heimdahl)

Manfrin: una vita fra i... gatti! (Luciano Tamagnini) UMBERTO MANFRIN

Un Felix senza copyright (Enrico Anceschi) PINOTTO SU E GIÙ PER I MONDI – LANFRANCO FELIN – AMERICO FABRIZIOLI – HAPPY HOOLIGAN – THE KATZENJAMMER KIDS – FELIX THE CATBRINGING UP FATHER

Felix... da varie angolazioni (Walter Iori)

FELIX THE CAT: tavole domenicali dal 21 aprile al 12 maggio 1935 (fumetto di Otto Messmer) traduttore Paolo Gallinari

Amici-nemici (Luciano Tamagnini) LUCIANO BOTTARO

ZAMPINO E NERONE: Chi Va al Tesoro... Perde le Carote (fumetto di Luciano Bottaro)

Capitan Bavastro (1952) o già Capitan Caribe (1949)...? (Daniele Bevilacqua) DINO BATTAGLIA

INSERTO: INSERTO: Fish and chips all’italiana – terza parte (a cura di David A. Roach e Alberto Becattini)

Artisti italiani per la Gran Bretagna (David A. Roach e Alberto Becattini) FRANCO PALUDETTI – RAFFAELE PAPARELLA – IVO PAVONE – MARIO PEDRAZZI – FRANCESCO PESCADOR – FRANCO PICCHIONI – PAOLO PIFFARERIO – GIUSEPPE PIN – ANGELO PLATANIA – ENZO PLAZZOTTA – RENATO POLESE – CARLO PORCIANI – HUGO PRATT – ARNALDO PUTZU – NADIR QUINTO – MARCELLO RALLI – SILIO ROMAGNOLI – SERGIO ROSI – GUIDO L. ROSIGNOLI – CARLA RUFFINELLI – UMBERTO SAMMARINI – MAURIZIO SANTORO – CARLO SAVI – RENZO SAVI – ROMANO SCARPA – ANTONIO SCIOTTI – ROBERTO SGRILLI – CARMELO SILVA – NICOLA SIMBARI – ALESSANDRO SIMEONI – LUIGI SORGINI – SALVATORE STIZZA – FERDINANDO TACCONI – SERGIO TARQUINIO – ROCCO TEDESCO – MARIO TEMPESTI – GIOVANNI TICCI – ANGELO RAFFAELE TODARO – ANTONIO TOLDO – SERGIO TOPPI – ALDO TORCHIO – TRISTANO TORELLI – ALBERTO TOSI – GIORGIO TREVISAN – TUBARO – SERGIO TUIS – EMILIO UBERTI – MARIO UGGERI – LOREDANO UGOLINI – MARCELLO VETTOR CASSINARI – GUIDO ZAMPERONI – SERGIO ZANIBONI – NEVIO ZECCARA – B. ZUFFI – CAMILLO ZUFFI

Pretty Boy Killer (fumetto di Gino D’Antonio)

The Nebbs, una famiglia poco familiare (Fortunato Latella) SOL HESS – WALLACE A. CARLSON

THE NEBBS: strisce giornaliere dal 2 al 29 gennaio 1925 (fumetto di Sol Hess e Wallace A. Carlson) traduttore Fortunato Latella

Giovanni Scolari su Saturno - 70 anni di adattamenti francesi (Gianni Brunoro e François Rahier) SATURNO CONTRO AL TERRA – GIOVANNI SCOLARI – CESARE ZAVATTINI – FEDERICO PEDROCCHI – FRANCIS VALERY

L’invisibile Perucca (Silvio Costa e Luciano Tamagnini) DARIO PERUCCA – ALAN FORD – KERRY CROSS

Saper illustrare la storia (Gianni Brunoro) PAOLA PALLOTTINO

Avventurieri (Gianni Brunoro) HUGO PRATT -  CORTO MALTESE

lunedì 1 novembre 2010

Il pensiero disegnato

Stavolta niente recensione di un libro di “fumettose” ristampe e neppure di un libro d’illustrazioni.
Pur restando nell’ambito dei fumetti, stavolta vorrei consigliare l’acquisto di un saggio di critica.

Il volume in questione è “IL PENSIERO DISEGNATO – Saggi sulla letteratura a fumetti europea” di Daniele Barbieri (spero ben noto per il seminale saggio del 1991 “I linguaggi del Fumetto”).

Pubblicato da Coniglio Editore (Collana “Giornaletti”, 20 euro), dietro una copertina di Filippo Scòzzari, è un volume di 248 pagine in formato cm 17x24, in bianco e nero (ma un sedicesimo è composto da immagini a colori) e dotato di adeguato materiale iconografico.

È suddiviso in quattro parti (precedute da un’introduzione) che presentano 21 saggi critici scritti tra il 1983 e il 2007, realizzati per diverse occasioni e taluni persino rimasti (fino al presente volume) inediti.

Le quattro parti suddividono i saggi di tipo storiografico, da quelli sul fumetto classico, da quelli sul fumetto romantico e da quelli tecnici.

Il volume salta così da Hergé al gruppo Valvoline, da Battaglia a Corben, da Tex a Mattotti, ma, ciononostante, ha una sua forte coerenza, grazie anche alle utili introduzioni ad ogni singolo capitolo.

E questi saggi condividono sempre le due carattristiche che più amo degli scritti di Barbieri: chiarezza e stimolazione.

Altri autori tendono ad essere francamente incomprensibili, o perchè devono nascondere la vacuità dei propri argomenti dietro un freseggiare aulico e inconcludente, o perchè nascondono le proprie buone idee dietro la cortina fumogena del tecnicismo, che, sia pur legittimo nella comunicazione interna ad un gruppo di esperti, restringe inevitabilmente il numero dei potenziali fruitori.
Barbieri ci dimostra che, se un concetto è valido, lo si può anche esprimere in termini più “popolari”, senza svilirlo.

E accanto alla leggibilità, ha la non meno fondamentale capacità di forzare a riflettere, a rivedere le proprie convinzioni (modificando o meno il proprio punto di vista), o anche a riaccettare, rifocalizzandole più razionalmente, certe opinioni personali.

Di una cosa sono certo. se vi interessate alla Critica fumettistica (non nel senso “leggero” delle recensioni giornalistiche) questo librò non sarà un libro inutile.

mercoledì 20 ottobre 2010

Google?!? Yahoo!!!

La ristampa di un classico del Fumetto americano d’agenzia,  come il BARNEY GOOGLE di Billy De Beck, non può non essere accolta che con entusiasmo, anche se il volume in questione non rientra nell’ambito delle pubblicazioni cronologiche, che in questo mio blog sarei intenzionato a recensire.

Il libro in questione è figlio dello sforzo congiunto tra la solita IDW e la Yoebooks.

Si tratta di un cartonato (copertina plastificata a colori) di forma quadrata, in formato cm 25x25, a colori (anche se le strisce che pubblica sono doverosamente in bianco e nero), di 248 pagine ben stampate (conoscendo le cattive abitudini della IDW, suppongo che per questo i ringraziamenti vadano tutti al sig. Yoe), su bella carta pesante opaca, al costo di 40 dollari.

Il volume si apre con una breve prefazione (a fumetti) di Richard Thompson (noto autore della striscia umoristica CUL DE SAC), prosegue con un articolato (sono una quarantina di pagine) saggio di Craig Yoe (riccamente e sapidamente illustrato con disegni e foto) e si completa con la ristampa integrale delle strisce giornaliere dal 15 maggio al 26 dicembre 1922.

Le strisce sono presentate una per pagina, in un formato quadrato (con la classica disposizione di due mezze strisce sovrapposte), nell’originale formato di stampa (ogni vignetta è alta più di 8 cm) e non sono state private dei loro legittimi titolini (many thanx, Mr. Yoe!).
E dato che un’immagine val più di mille parole, ecco un esempio di pagina:

Che chiedere di più? Forse proprio “di più”.
Infatti, questo libro ci dà solo un gustoso assaggino di BARNEY GOOGLE, ma una ristampa integrale degli Anni ’20 e ’30 (con tavole domenicali a colori), quello sì sarebbe un pasto da re.

domenica 17 ottobre 2010

Da Miss Boopadoop a Mrs. Bumstead

Un’altra novita della prolificissima IDW è dedicata alla striscia di Chic Young BLONDIE.

Si tratta di un cartonato con copertina in finta pelle blu, sovrimpressioni dorate e sovracopertina plastificata a colori.

Il costo è di 50 dollari, il formato è di cm 28x23, la carta opaca e pesante, la foliazione è di 280 pagine (quasi tutte in bianco e nero), e sono presentate tutte le strisce cronologicamente dall’8 settembre 1930 (l’inizio della serie) al 18 febbraio 1933 (con il matrimonio della protagonista che comportò un fondamentale cambio di rotta narrativa), presentate tre per pagina (con i titolini delle strisce, ahimé, colpevolmente omessi).
In questo primo volume non sono presenti tavole domenicali (ma, forse, ci saranno nel prossimo tomo).

Il libro ha anche una deliziosa introduzione di Brian Walker, illustrata da ricco materiale promozionale d’epoca.

In generale, un libro da prendere, anche se la qualità di stampa è il solito schifo a bassa risoluzione (molto meglio gli albi di Silvano Scotto del 1977, anche se l’editore genovese aveva ristampato solo 480 strisce contro le 768 della IDW).

giovedì 14 ottobre 2010

La nobile arte di J.C. Murphy

La casa editrice Classic Comic Press di Charles Pelto aggiunge un altro libro alla sua collana di ristampe. Si tratta del primo tomo delle strisce giornaliere di BIG BEN BOLT di Elliot Caplin e John Cullen Murphy, .

È un volume brossurato (senza sovracopertina o alette), in bianco e nero, di formato cm 21x28, che presenta strisce giornaliere dalla prima (20 febraio 1950) a quella del 24 maggio 1952, con tre strisce per pagina, di 256 pagine per 25 dollari.

Prefazionato da Cullen Murphy (figlio di John Cullen Murphy) e arricchito da una biografia del disegnatore (illustrata con gustoso materiale promozionale d’epoca), il libro è, come sempre, ben stampato, ma il materiale usato non è sempre all’altezza (specie se lo confrontiamo con i libri di ON STAGE). Alcune strisce (soprattutto tra quelle più vecchie) non sono certo riprese da materiale tipograficamente di alto livello, mentre altre (pur se riprese dalla collezione della KFS) sono strisce refilate (lo stesso problema incontrato dalla IDW con RIP KIRBY). E, a questo riguardo, l’editore ha avuto la saggezza di non nascondere la cosa, di chiedere scusa e di promettere sempre il suo maggior sforzo, in futuro, nel reperire il miglior materiale disponibile.

In definitiva, un altro acquisto che mi sento di consigliare senza troppe riserve.

lunedì 11 ottobre 2010

Notiziario GAF n.40

Nuova serie – giugno 2008 – pag.28+4

Locandine, “fogli volanti”, rèclame nei periodici a fumetti – quinta puntata (Sergio Lama)

Più mostri per Rebo (Claudio Dell’Orso) SATURNO CONTRO LA TERRA – CESARE ZAVATTINI – FEDERICO PEDROCCHI – GIOVANNI SCOLARI

Cronologia “Lanciostory” – Anno IV – terza e ultima parte (Giuliano Gori)

I periodici “scomparsi”: “Gli Albi di Scimmiottino” (Sergio Lama ) TIM TYLER’S LUCK – CUCCIOLO – CIGNOTTINO - ORSOLINO

I periodici “scomparsi”: “Albi di Panterino” (Sergio Lama)

Fantascienza Manga – parte VI e ultima (Alberto Landini) MASAMUNE SHIROW – GHOST IN THE SHELL

venerdì 17 settembre 2010

L’agente (non tanto segreto) Corrigan


Ancora un volume fresco fresco per la collana “Library of American Comics” della IDW.

Stavolta tocca alla ristampa delle avventure dell’AGENTE SEGRETO CORRIGAN di Archie Goodwin e Al Williamson.

Come tutti sapranno, si tratta della prosecuzione di fine Anni ’60 delle “classiche” avventure dell’AGENTE SEGRETO X-9, che, già nei Quaranta, aveva perso tutta la sua segretezza e si era guadagnato il definitivo nome di Phil Corrigan.
Tuttavia, la striscia giornaliera, fino all’inizio del 1967, aveva mantenuto il nome di SECRET AGENT X-9 e era stato proprio sotto la gestione Goodwin-Williamson che era avvenuto il cambio di nome in SECRET AGENT CORRIGAN.

Così, alla IDW, per non correre rischi, hanno battezzato il volume con un’inequivocabile “X-9: Secret Agent Corrigan”.

Il libro è il solito cartonato in tela con sovracopertina plastificata a colori, di 290 pagine abbastanza ben stampate (per fortuna, o il sottile segno di Williamson sarebbe andato perduto!) su carta pesante e opaca, in formato cm 29x26 per 50 dollari.

Curato da Scott Dunbier, con grafica di Dean Mullaney, offre una breve introduzione di Mark Schultz (dedicata a Williamson) e si chiude con un breve saggio di Bruce Canwell (dedicato alla storia del personaggio). Queste parti sono accompagnate da illustrazioni a volte a colori.

Il resto del libro è rigorosamente in bianco e nero (come si conviene a una giornaliera) e riproduce (riprese dalle proofs personali dell’artista recentemente scomparso) tutte le strisce (tre per pagina) dal 30 gennaio 1967 al 30 agosto 1969.

Le riproduce in grande formato (cm 24,5x7), credo anche più grande del formato a 4 colonne in cui presumo fossero stampate sui quotidiani americani di fine Anni ’60.

Attendiamo il secondo volume, ma possiamo già dire che, nello scontro tra investigatori in casa IDW, Corrigan batte Kirby.

venerdì 10 settembre 2010

Un liceale settantenne


Ho preso oggi in fumetteria un altro volume della ormai vasta “Library of American Comics” della IDW che ha già iniziato (e, in un paio di casi, pure concluso) le ristampe di BLOOM COUNTY, BRINGING UP FATHER, DICK TRACY, THE FAMILY CIRCUS, KING AROO, LITTLE ORPHAN ANNIE, RIP KIRBY, SCORCHY SMITH, TERRY AND THE PIRATES e ha in programma di darci anche BLONDIE, LI’L ABNER, POLLY AND HER PALS e SECRET AGENT CORRIGAN.

Il volume in esame è dedicato ad ARCHIE, l’eterno adolescente del liceo Riverdale.
Meglio noto per le sue storie pubblicate sugli albi a fumetti (pubblicati in origine dalla MLJ, oggi ribattezzata proprio Archie Comics), il lentiginoso Archie Andrews è protagonista anche di un’infinita serie di strisce giornaliere, che iniziarono nel 1946, cinque anni dopo la sua prima apparizione assoluta (sull’albo Pep #22).

Il titolo integrale è “Archie: the Complete Daily Newspaper Comics Vol.1” (anche se mi permetterei di dubitare che si voglia davvero arrivare fino ai giorni nostri).
Il volume è un cartonato (diversamente dagli altri volumi della collana, la cartonatura non è in tela o fintapelle e non c’è, logicamente, una sovracopertina) quasi tutto in bianco e nero, di 306 pagine ben stampate su carta opaca, formato cm 28x21,5, al prezzo di 40 dollari.

La ristampa delle strisce (tre a pagina) dall’inizio (4 febbraio 1946) al 16 ottobre 1948 è preceduta da una breve introduzione di Greg Goldstein e seguita da un piccolo ma ricco saggio, ben illustrato, di Maggie Thompson.

Il libro è davvero gradevole e ci permette di riscoprire un artista troppo sottovalutato come Bob Montana.


Dato che il 2011 segnerà il settantesimo anniversario di questo immarcescibile (almeno negli SUA, perché da noi, invece, è pressoché ignoto) personaggio, la IDW ha diversi volumi che lo riguardano in uscita, come le raccolte con le migliori storie ad opera di Dan De Carlo e Stan Goldberg (“ARCHIE - The Best of...”), o il saggio curato da Crag Yoe ("Archie: Seven Decades of America's Favorite Teenagers... and Beyond"), o altri libri "tematici" ("Archie as Pureheart the Powerful"). E è da presumere che la cosa non si fermerà qui. 

sabato 28 agosto 2010

Hogan’s Alley



Il nostro riflettore si punta oggi su una delle (ahimé, rare) riviste che si occupano di fumetto sindacato.
Si tratta di “Hogan’s Alley”, la cui pubblicazione è iniziata nel 1994 e di cui è appena uscito il numero 17 (la periodicità è, purtroppo, irregolare e, più o meno, annuale).

Rivista in bianco e nero, brossurata, di 144 pagine in formato cm 21x27 e dal prezzo di $6.95, “Hogan’s Alley” ci parla d’Animazione e Fumetto.
Curata da Tom Heintjes, è una rivista dotta, ma senza eccedere in intellettualismi e dovrebbe essere la pubblicazione adatta a quei lettori che, ieri, seguivano “Nemo, the Classic Comics Library” di Rick Marshall (cofondatore anche di HA), o “CARTOONIST PROfiles” di Jud Hurd.

Il sommario del numero 17 ci dà un’ottima idea dei tipici contenuti della rivista.
Troviamo un’intervista di Jim Korkis allo story man Bill Scott (autore, insieme a Jay Ward dei cartoons televisivi di “Rocky and Bullwinkle”), un intervista di Allan Holtz a Stephen Carr sul sito Internet “Newspaper Archive”, un’analisi di Johanna Draper Carlson dell’acquisizione della Marvel da parte della Disney, una “visita fotografica” guidata da Greg Preston negli studi dei cartoonists Jason Shawn Alexander e Bill Wray, un dossier di Rob Stolzer su Gregor Duncan (giovane promettente cartoonist, prematuramente scomparso nella Seconda Guerra Mondiale), un dossier di Ger Appeldoorn su Dwight Parks, il fumettista che sostituì Jack Cole sulla serie BETSY AND ME, una serie di interviste di Tom Heintjes a fumettisti, figli di fumettisti, che proseguono le serie create dai loro genitori, un dossier di Eileen Margerum su THE BROWNIES di Palmer Cox, un dossier di Ed Black su Jimmy “THEY’LL DO IT EVERY TIME” Hatlo, un dossier di Tom Heintjes su “SpongeBob SquarePants” ed altro ancora.

Tutto è riccamente illustrato, ma il sito internet della rivista offre la possibilità di visionare altro materiale iconografico supplementare (e a colori).


Una rivista ricca, varia, imperdibile e il cui unico difetto è che esce troppo poco frequentemente.

sabato 14 agosto 2010

Un eroe chiamato “Mattone”?

Dato che nel suo sito, ripercorrendo la storia dell’editoria italiana a fumetti degli Anni Trenta, “Donald” è arrivato al momento dell’introduzione di BRICK BRADFORD sul giornale mondadoriano “I Tre Porcellini” (nel 1935), mi lancio in qualche disordinata riflessione su questo personaggio e i suoi autori.

BRICK BRADFORD esordì il 21 agosto 1933 per la Central Press Association di Cleveland.
Questa agenzia era stata aquistata, nel 1930, dal potente gruppo editoriale di William Randolph Hearst, che dapprima l’aveva gestita indipendentemente e poi l’aveva fatta confluire nella più grande King Features Syndicate.

Per la CPA lavorarono, nei primi Anni Trenta, parecchi autori noti tra cui Paul Robinson (ETTA KETT e AMONG US GIRLS), Lee Stanley (OLD HOME TOWN) George “Swan” Swanson (HIGH PRESSURE PETE), Wally Bishop (MUGGS McGINNIS), Les Forgrave (BIG SISTER) e Clifford McBride (meglio noto per il suo NAPOLEON, che relizzava però per l’agenzia di Arthur J. Lafave).
Per questa agenzia lavorava anche il giornalista William Ritt, realizzando articoli sportivi (solitamente accompagnati dalle vignette di Jack Sords), ma scrivendo anche fumetti.
Tra questi, ricordiamo FRANK MERRIWELL'S SCHOOLDAYS (dal 20 luglio 1931 al 14 luglio 1934) e il suo sostituto CHIP COLLINS' ADVENTURES (distribuito dal 16 luglio 1934 al 15 giugno 1935), entrambi con il disegnatore Jack R. Wilhelm

e poi GABBY (dal 29 luglio al 26 ottobre 1935) con Joe King.

Quando sia avvenuto l’accorpamento definitivo della CPA nella KFS non lo so (potrebbe essere stato intorno al 1960?), ma BRICK BRADFORD cambiò scuderia (anche se si trattò di un cambio, chiaramente, solo formale) nel corso del 1937. L’ultima giornaliera targata CPA fu quella del 27 marzo 1937, ma, stranamente, l’ultima domenicale prima del passaggio alla KFS fu quella del 20 novembre (oltre sei mesi dopo).


Un aspetto di BRICK BRADFORD che mi ha sempre reso perplesso è il nome dell’eroe.
Di solito, nella letteratura (specialmente quella popolare) si raccomanda di dare ai personaggi un nome che dia subito un idea delle caratteristiche del personaggio.
Da questo punto di vista, la nota traduzione italiana di Guido Ventura è eccellente.
Cosa meglio di Ventura per il cognome di un eroe?
Il problema è il nome originale...
Se Bradford è un comune cognome anglofono (il cui significato presumo si potrebbe far risalire alla fusione delle parole “broad ford”, ovvero “largo guado”, che trovo non particolarmente indicative), il nome “Brick” mi ricorda più la Koncussione Kranica di Krazy Kat, che un qualcosa che debba dare immediata suggestione di forza, audacia o eroismo.
Brick, gergalmente, può anche indicare una brava persona (“Be a brick, land me a hand!”: “Fai il bravo, dammi una mano!”), ma il mio dizionario lo riporta come un gergalismo britannico (quindi inadatto ad un pubblico americano).
Resta l’ovvia traduzione di “mattone”, che, ad essere franco, non mi sembra adeguatamente suggestiva, per non dire che l’accoppiata di nome e cognome mi sembra, dal suono, più adatta ad un eroe umoristico.
Sarà colpa della mia scarsa conoscenza dell’idioma inglese...


BRICK BRADFORD ebbe una lunga vita (terminò il 10 maggio 1987), anche se possiamo, credo ragionevolmente, dire che i primi anni furono il periodo aureo (onestamente, l’era Norris, post ’57, non l’ho mai trovata interessante)
In questo periodo aureo, le avventure, pure se afflitte dalle tipiche falle della letteratura popolare (personaggi piatti come carta velina, una certa tendenza all’inutile digressione narrativa, che Alfredo Castelli chiamava le “tigri del Martini”), erano ricche di ironia e spunti originali (per l’epoca) e denotavano una grossa documentazione (Ritt era un appassionato di archeologia, con forte conoscenza soprattutto delle antiche civiltà del continente americano) e, anche nelle invenzioni fantascientifiche, le storie erano molto più credibili rispetto ad altre space-operas del tempo che pescavano più nel fantastico che nello scientifico, con una chiarezza narrativa che non si disgiungeva dalla precisione, sintesi e pulizia del disegno di Gray (certo un po’ rigidino e, a volte, soprattutto nelle giornaliere, sommario fino al tirato via).


Riguardo Clarence Gray, svolse anche l’attività di illustratore e, per arricchire almeno graficamente queste mie disordinate riflessioni, ecco una piccola galleria di sua lavori.